L’intelligenza artificiale sta trasformando le imprese, ma la vera sfida non è solo tecnologica: riguarda governance, competenze e cultura. Oltre alla GenAI, l’AI prescrittiva emerge come alleato strategico per ottimizzare processi complessi, supportare decisioni e generare valore. Un approccio su misura, fondato sull’ascolto delle aziende, rende la tecnologia realmente sostenibile ed efficace.

L’intelligenza artificiale è entrata da tempo nell’agenda strategica delle imprese. Secondo i dati IDC (International Data Corporation) nel 2024 le aziende che hanno integrato l’AI generativa nei propri processi rappresentano il 75%, contro il 55% registrato nel 2023, con investimenti nel settore passati da 19 a 44 miliardi di dollari.

Anche in Italia, secondo la recente ricerca di Ambrosetti AI 4 Italy, si tratta di una tecnologia dalla portata rivoluzionaria che, nel nostro Paese, può generare, a parità di ore lavorate, fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, pari al 18% del PIL italiano.

Eppure, la trasformazione in atto non è soltanto una questione di applicazione tecnologica, ma di governance, cultura e competenze. Oggi il 59% delle aziende ammette di non possedere know-how utile per l’adozione dell’intelligenza artificiale. Serve una leadership in grado di coordinare team ibridi, formati da persone e agenti AI, e di convertire l’innovazione in una leva strategica di trasformazione della cultura dell’organizzazione e delle modalità in cui le imprese prendono decisioni, gestiscono le vendite, la produzione e la logistica.

Leggi l’articolo completo pubblicato sulla Rivista AI4Business del Network 360:

L’AI prescrittiva può trasformare il dato in una scelta ottimale